lunedì 9 marzo 2015

Il Patto del Nazareno

Scrivere qualcosa sul Patto del Nazareno è davvero difficile. I giornali ne hanno parlato per mesi, i talk show televisivi hanno usato fiumi di parole sul tema, è stato detto tutto e il contrario di tutto. Scrivere qualcosa di originale è difficilissimo. Scrivere qualcosa di certo è praticamente impossibile. Cosa sia stato in realtà il Patto del Nazareno, cosa ne sia rimasto ora e come e se influirà ancora sulle vicende politiche future è impossibile da dire con congnizione di causa, probabilmente potrebbe farlo solo lo stesso Renzi e i componenti del suo staff ristretto. Ciò che invece si può fare è cercare di raccontare quanto è successo in questo primo anno di Governo Renzi, come il Premier abbia utilizzato a suo vantaggio l'accordo con Forza Italia e provare a scommettere su quanto ci aspetta nei prossimi mesi.

Ricordiamo tutti il metodo poco ortodosso con cui Renzi è andato al Governo: il gelo profondo che regnava nella cerimonia del passaggio della campanella tra lui e Letta è forse la migliore immagine nella memoria dei più (anche su questo versante sarà la storia, forse, a regalarci in futuro una lettura realistica di come siano andati i fatti nei giorni dell'avvicendamento in particolare per quanto riguarda il ruolo dell'ex Presidente Napolitano).
Due giorni dopo la sua nomina Renzi nel suo discorso al Senato per la fiducia al Governo affermò "Vorrei essere l’ultimo a dover chiedere la fiducia in quest’aula". L'abolizione del bicameralismo era il suo primo obiettivo, insieme alla legge elettorale, l'Italicum.

La ristretta maggioranza con l'NCD di Alfano e la subdola opposizione interna al PD non permetteva di giocare quelle partite con tranquillità, e soprattutto all'occhio dell'opinione pubblica era una carta vincente la scelta di approvare riforme così significative non con le sole forze di Governo, come spesso era stato fatto in passato, ma con l'accordo anche di quei partiti di opposizione che avessero accettato di dialogare. Nacque così il Patto del Nazareno, dal nome della via dove c'è la sede del PD nazionale a Roma. Per Berlusconi entrare in quell'edificio deve essere stato molto faticoso, e in tanti abbiamo sorriso nel commentare quel gesto. Berlusconi accettava l'interlocutore, si indeboliva all'interno del partito e verso i propri elettori, giocava il ruolo subalterno con l'unica concessione di permettere, entro limiti strettissimi, ad alcune voci di dissenso di cercare di disturbare il manovratore (e per questo ruolo Brunetta si prestava a perfezione).

Il Patto del Nazareno però faceva anche emergere la parte del partito più avversa a Renzi, la faceva uscire allo scoperto, diventava lo strumento per contare chi all'interno del PD remava contro il Governo ed il piano di riforme prospettato. E faceva innervosire l'alleato NCD che temeva di perdere il proprio ruolo e la propria visibilità nei confronti dell'opinione pubblica.
Come avrebbe fatto Renzi a gestire l'accordo senza farsi affossare, evitando i trabocchetti, gestendo il nemico Forza Italia, il contrasto interno, la battaglia dei sindacati sulle riforme?
Con la spregiudicatezza che gli è propria, dimostrando l'abilità di un surfista e la spietata strategia di un giocatore di scacchi.

In questo anno lo abbiamo visto gestire un calo di consenso certo che prima o poi sarebbe tornato a crescere (e i dati delle ultime settimane lo confermano). Lo abbiamo visto annunciare, prendere impegni, forzare, fare pressione, gestire il semestre europeo, le manifestazioni dei sindacati, twittare con gli hashtag #gufi e #sorciverdi. Vincere le elezioni europee con un 40,8% mai visto dai tempi della democrazia cristiana, approvare il Jobs Act e avviare i percorsi parlamentari per la legge elettorale e la riforma costituzionale. Ma soprattutto lo abbiamo visto estasiati compiere uno dei più grandi capolavori della strategia politica della storia italiana recente con l'elezione a Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella, un uomo di alto profilo istituzionale ma di certo non ingombrante, la figura perfetta per Renzi. Riuscendo in pochi giorni a zittire i dissidenti del suo partito, a far fare a Berlusconi il più grande errore di calcolo della sua carriera politica, a riportare Alfano al suo rango subalterno spezzando sul nascere ogni sua veilletà di riserrare i ranghi del centrodestra, lasciando i cinquestelle di fronte all'inutilità del ruolo sin qui svolto nella politica italiana.
Quanto avesse veramente promesso a Berlusoni in quel Patto, se lo abbia usato sin dall'inizio con questo obiettivo finale o quanto sia stata una sterzata degli ultimi giorni, nessuno lo sa davvero. Conoscendo un po' il personaggio non mi sorprenderebbe scoprire che ha giocato d'astuzia sin dall'inzio.

Vedremo dove questo spregiudicato surfista sarà in grado di portare il nostro Paese e quanto durerà questo Governo. La cosa certa è che dopo questo anno la politica nel nostro Paese non potrà più essere ciò che era prima.



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