-Ormai la valigia era parte di
sé, la portava ovunque, l’aveva trascinata in ogni tipo di albergo
immaginabile, in ogni capitale del mondo-
Non era tanto alto, sugli uno e
settantacinque, barba un po’ sfatta, capelli riccioluti e neri che gli cadevano
sulle orecchie, occhi brillanti, un bel sorriso ed uno stile un po’ inglese nel
vestire. L’uomo perfetto non credete? Ed è proprio questo il problema, perché
degli uomini perfetti ci si innamora, e stavolta ci era cascata Giulia.
Giulia aveva diciotto anni,
alta, sempre sugli uno e settantacinque, ma lui sembrava sempre un po’ più alto
per via dei capelli, bionda, anche se tinta, i colpi di sole si intravedevano
ormai solo sulle punte, due grandi occhi color cioccolato ed un grande sorriso.
Anche lei non era male nello stile, ma non ne aveva uno tutto suo, né ne seguiva uno in particolare, insomma in termini di stile, lui la batteva sempre.
Quando si incontravano era sempre
un’esperienza nuova. Lui arrivava, posava la valigia da una parte, si toglieva
la sciarpa che portava solo poggiata sulle spalle del cappotto, si arrotolava
le maniche della camicia bianca e con un grande sorriso le andava incontro e la
salutava con gioia. Lei poi, era la migliore, lo vedeva arrivare e già iniziava
a pensare a cosa dire quando l’avrebbe salutata, una frase d’effetto? Un saluto
semplice e gioioso? Uno amichevole che cerca di instaurare un rapporto diretto?
Non lo sapeva mai, perché alla fine tendeva sempre a salutarlo nell’unico modo
a cui non aveva pensato, che imbranata.
Il rapporto è la parola chiave,
che rapporto avevano loro due? Certo non si può definire un rapporto di
amicizia, durante l’anno si vedevano circa cinque o sei volte se tutto andava
bene, e se lui riusciva a prendersi un permesso dal lavoro. Lavorava lontano, e
questo era un ostacolo per la loro relazione, che non era neanche un accenno di
un rapporto di amicizia. Ma cosa era destinato a diventare il loro rapporto? A
lei piaceva molto lui, ogni volta che lo vedeva gli batteva il cuore come mai
per nessun altro, e certo non voleva un semplice rapporto di amicizia, anche se
dentro di se ci sperava così poco che se un giorno avrebbe smesso di batterle
il cuore, la sua anima l’avrebbe accettato come una consapevolezza passata. Per
lui era diverso invece, certo la trovava carina, ma era troppo grande per lei,
dieci anni di differenza erano un po’ troppi, poi per lui, che era un uomo di
mondo sempre sui giornali, sarebbe diventato uno scandalo solo prenderci un
caffè e avrebbe compromesso il suo lavoro. Certo si trovava in un bivio, ed
alla fine tendeva sempre a guardarla molto, ma non da lontano, come può fare un
ragazzo imbarazzato, no, lui non nascondeva i suoi sentimenti, le faceva capire
di trovarla bella, e sembrava quasi fare a gara quando seduti ad un grande
tavolo, toccando a lui parlare, fingeva che non ci fossero altre persone al di
fuori di lei, e la guardava, così intensamente che quasi sembrava non sbattere
le palpebre, e per lei era la fine.
Quegli intensi occhi neri le
entravano dentro, le scendevano in gola, fino ad arrivare allo stomaco, fino a
provocargli quella solita ed odiosa fitta che le faceva passare fame, sete e
voglia di ragionare. Quella gara di sguardi però la vinceva sempre lui, forse
nei suoi ventisette anni di vita ne aveva guardate di ragazze più di quanti
ragazzi aveva potuto guardare lei, e come da usanza, era lei la prima a volgere
lo sguardo altrove, anche solo per un secondo, per riprendere fiato, per
tornare alla normalità, che strano l’amore.
Purtroppo le volte in cui avevano
l’occasione di stare insieme duravano poco, e subito tornava il desiderio di
vedersi una seconda volta. Lei era di Roma, città in cui lui veniva spesso,
almeno due volte al mese, per impegni lavorativi, e ad entrambi era venuta
l’idea di chiedere di prendere un caffè un giorno, quando capitavano a Roma
entrambi.
Chi avrebbe fatto la prima mossa?
Lei era troppo timida ed aveva paura di invadere la sua privacy, di ricevere un
no, o di mostrarsi ridicola, e lui aveva semplicemente paura di essere
scambiato come maniaco. Però il caffè lo volevano prendere, lo volevano
entrambi fortemente, e la prima mossa, alla fine, l’avrebbe fatta lui.
Fantastico! Non vedo l'ora che arrivi il "continuo"...
RispondiEliminaCiao Andrea, sono felice ti piaccia! A breve ci sarà la parte seconda, spero ti piaccia
EliminaArianna