mercoledì 29 aprile 2015

Coffee, tea or me? Un "romanzo" parte 1

-Ormai la valigia era parte di sé, la portava ovunque, l’aveva trascinata in ogni tipo di albergo immaginabile, in ogni capitale del mondo-

Non era tanto alto, sugli uno e settantacinque, barba un po’ sfatta, capelli riccioluti e neri che gli cadevano sulle orecchie, occhi brillanti, un bel sorriso ed uno stile un po’ inglese nel vestire. L’uomo perfetto non credete? Ed è proprio questo il problema, perché degli uomini perfetti ci si innamora, e stavolta ci era cascata Giulia.

Giulia aveva diciotto anni, alta, sempre sugli uno e settantacinque, ma lui sembrava sempre un po’ più alto per via dei capelli, bionda, anche se tinta, i colpi di sole si intravedevano ormai solo sulle punte, due grandi occhi color cioccolato ed un grande sorriso. Anche lei non era male nello stile, ma non ne aveva uno tutto suo, né ne seguiva uno in particolare, insomma in termini di stile, lui la batteva sempre.

Quando si incontravano era sempre un’esperienza nuova. Lui arrivava, posava la valigia da una parte, si toglieva la sciarpa che portava solo poggiata sulle spalle del cappotto, si arrotolava le maniche della camicia bianca e con un grande sorriso le andava incontro e la salutava con gioia. Lei poi, era la migliore, lo vedeva arrivare e già iniziava a pensare a cosa dire quando l’avrebbe salutata, una frase d’effetto? Un saluto semplice e gioioso? Uno amichevole che cerca di instaurare un rapporto diretto? Non lo sapeva mai, perché alla fine tendeva sempre a salutarlo nell’unico modo a cui non aveva pensato, che imbranata.

Il rapporto è la parola chiave, che rapporto avevano loro due? Certo non si può definire un rapporto di amicizia, durante l’anno si vedevano circa cinque o sei volte se tutto andava bene, e se lui riusciva a prendersi un permesso dal lavoro. Lavorava lontano, e questo era un ostacolo per la loro relazione, che non era neanche un accenno di un rapporto di amicizia. Ma cosa era destinato a diventare il loro rapporto? A lei piaceva molto lui, ogni volta che lo vedeva gli batteva il cuore come mai per nessun altro, e certo non voleva un semplice rapporto di amicizia, anche se dentro di se ci sperava così poco che se un giorno avrebbe smesso di batterle il cuore, la sua anima l’avrebbe accettato come una consapevolezza passata. Per lui era diverso invece, certo la trovava carina, ma era troppo grande per lei, dieci anni di differenza erano un po’ troppi, poi per lui, che era un uomo di mondo sempre sui giornali, sarebbe diventato uno scandalo solo prenderci un caffè e avrebbe compromesso il suo lavoro. Certo si trovava in un bivio, ed alla fine tendeva sempre a guardarla molto, ma non da lontano, come può fare un ragazzo imbarazzato, no, lui non nascondeva i suoi sentimenti, le faceva capire di trovarla bella, e sembrava quasi fare a gara quando seduti ad un grande tavolo, toccando a lui parlare, fingeva che non ci fossero altre persone al di fuori di lei, e la guardava, così intensamente che quasi sembrava non sbattere le palpebre, e per lei era la fine.

Quegli intensi occhi neri le entravano dentro, le scendevano in gola, fino ad arrivare allo stomaco, fino a provocargli quella solita ed odiosa fitta che le faceva passare fame, sete e voglia di ragionare. Quella gara di sguardi però la vinceva sempre lui, forse nei suoi ventisette anni di vita ne aveva guardate di ragazze più di quanti ragazzi aveva potuto guardare lei, e come da usanza, era lei la prima a volgere lo sguardo altrove, anche solo per un secondo, per riprendere fiato, per tornare alla normalità, che strano l’amore.

Purtroppo le volte in cui avevano l’occasione di stare insieme duravano poco, e subito tornava il desiderio di vedersi una seconda volta. Lei era di Roma, città in cui lui veniva spesso, almeno due volte al mese, per impegni lavorativi, e ad entrambi era venuta l’idea di chiedere di prendere un caffè un giorno, quando capitavano a Roma entrambi.

Chi avrebbe fatto la prima mossa? Lei era troppo timida ed aveva paura di invadere la sua privacy, di ricevere un no, o di mostrarsi ridicola, e lui aveva semplicemente paura di essere scambiato come maniaco. Però il caffè lo volevano prendere, lo volevano entrambi fortemente, e la prima mossa, alla fine, l’avrebbe fatta lui.



2 commenti:

  1. Fantastico! Non vedo l'ora che arrivi il "continuo"...

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    1. Ciao Andrea, sono felice ti piaccia! A breve ci sarà la parte seconda, spero ti piaccia
      Arianna

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