Le quattro del pomeriggio, visto
che era inverno il sole stava ormai per tramontare. C’era una grande
conferenza, c’erano moltissimi giornalisti e lui era tra i cinque ospiti
invitati. Lei come sempre era seduta tra le prime file, ma mai in prima, non
voleva farsi vedere troppo ma neanche troppo poco, la soluzione intermedia era
un intenso scambio di sguardi tra il palco e la seconda fila. Lei era seduta
con due suoi amici, chiacchieravano, scambiavano risate tra un intervento e l’altro.
Lei stava già progettando il saluto, come l’avrebbe salutato, continuava a
rivedersi in mente la stessa scena, quasi come per impararla a memoria, così
che potesse accadere almeno una parte di ciò che sperava. Si sarebbe alzata,
avrebbe atteso che gli ospiti si stringessero le mani cordialmente in segno di
saluto, si sarebbero guardati, lei sarebbe andata verso di lui e lui lo stesso,
si sarebbero salutati con un bacio sulla guancia, e lei gli avrebbe finalmente
chiesto quel maledetto caffè, e lui, naturalmente, avrebbe accettato con
entusiasmo.
Mancava ancora un po’ alla fine
della conferenza, e ad un tratto lui si alzò, prese giacca, sciarpa e valigia e
salutando tutti scusandosi per il fatto di doversene andare così in fretta, si
incamminò verso l’uscita.
Tutta quella fragile catena di
eventi si era frantumata, in tanti piccoli pezzi, come un cristallo caduto per
terra, morendo dove era nata, nella sua mente, lasciando quella voglia di
piangere e di scappare in gola.
E lui mentre se ne andava, non l’aveva
neanche guardata, e mentre aspettava che il taxi arrivasse pensava a lei, a
quegli occhi che gli sarebbe piaciuto guardare all’infinito fino a perdercisi
dentro. Ma non poteva, dieci anni, quei dieci stramaledetti anni erano tanti e
lui non poteva permettersi di amarla, anche perché era sicuro che il suo
sentimento non fosse ricambiato.
Rientrato in albergo si tolse
sciarpa, cappotto e giacca, e si stese sul letto, chiuse gli occhi e cominciò a
pensare a cosa poteva fare se non cercare di dimenticarla, dimenticarsi di
tutto per un istante. In fondo aveva detto a tutti che sarebbe partito il
giorno dopo, ma in realtà si sarebbe trattenuto per altri due giorni. Il suo
albergo era in pieno centro, ed a pensarci bene era anche vicino alla scuola di
lei. Non sapeva cosa fare ma voleva fare qualcosa, non faceva che pensare a
lei, sapeva di amarla. Si alzò, si rimise giacca, cappotto e sciarpa ed uscì
dall’albergo; non gli importava se qualcuno l’avrebbe visto e si fosse chiesto
cosa ci facesse lì, non sapeva neanche dove stava andando, ma sapeva che aveva
solo due giorni per farle capire che l’amava.
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