sabato 14 febbraio 2015

Alla scoperta del mondo

A Zanzibar ogni mattina era usanza bere il latte di cocco. Ricordo il sapore di quel latte, un po' dolciastro in contrasto con l'amaro della polpa, molto diverso dalle tipiche colazioni di noi occidentali, abituati all'amaro del caffé che rimane in bocca per tutta la giornata. Incuriosita dal perché bevessero ciò, gli chiesi perché invece non preferivano il sapore del cacao o dello stesso caffè; mi risposero che il cocco è un frutto ricco di vitamine e che per questo da una carica di energia. I ragazzi che mi risposero erano dei Masai, guardiani della costa che ogni mattina, precisamente alle cinque, salivano su una barchetta diretta verso il confine dell'isola, e passavano la giornata a sorvegliare, e quel latte doveva bastargli per tutta la giornata. Io avevo solo otto anni, ed è in quel momento che ho iniziato a capire la moltitudine di differenze che ci sono tra i vari popoli, anche solo tra il sapore del cocco e quello del caffè.

Ho sempre viaggiato molto nella mia vita, ed il nome del mio blog lo fa ben capire, e mi reputo fortunata per questo. Perdevo le ore da bambina a girare il mappamondo nella mia stanza, e mi piaceva così tanto che me l'ero fatto regalare con una luce all'interno, così da poterlo osservare anche di notte. Era bellissimo, le sagome dei continenti si proiettavano sul muro bianco di fronte al mio letto, ed io immaginavo come arrivarci e quale fosse il mezzo più veloce, se con l'aereo o col sottomarino e per entrambi immaginavo le meraviglie da vedere durante il tragitto. Questo era il mio primo viaggio, quello mentale, dove si immaginano mille cose, ma la cosa più bella era quando nel secondo viaggio, quello vero, nulla rispecchiava ciò che io avevo immaginato, e ne ero felice perché così potevo scoprire ulteriori cose nuove che la mia mente non era riuscita ad immaginare guardando quelle sagome. E così ho trascorso parte della mia vita scoprendo luoghi nuovi, persone nuove ed usanze diverse, ed è proprio ripensando ai miei viaggi ed a tutte le cose che ho visto che capisco quanto questo mi abbia aiutato nella vita. 

L'uomo moderno è frettoloso, ma al contempo è anche pigro, per questo la maggior parte dei viaggi che fa li trascorre chiuso in un villaggio turistico, che sarà anche a Cuba, in Indonesia o nella stessa Zanzibar, ma allo stesso tempo sarà in nessun luogo, senza cocco e senza Masai, ed in questo modo avrà sprecato la splendida occasione di visitare una realtà diversa da quella che vive tutti i giorni nel suo fare frettoloso. Certo la conoscenza dei costumi umani e l'incontro con soggetti differenti richiede tempo, ma non riesco ad immaginare un viaggio senza incontri. Sicuramente richiede meno tempo ed è molto più riposante visitare un tempio e scattare foto. L'uomo ha di per se paura del diverso, e confrontarsi con realtà diverse può mettere in crisi la nostra identità. Questa crisi può però insegnarci molte cose; ad esempio quattro anni fa ho visitato Cuba, uno splendido paese intrappolato (ora non più) negli anni settanta, sotto il regime comunista e con un grande senzo di appartenenza alle spalle. Mi è rimasta impressa una cosa in particolare, l'immagine dei supermercati, scaffali e scaffali semi vuoti e tante persone in fila con una tessera in mano aspettando un po' di pane e un po' di riso. Mi è rimasta impressa quest'immagine perché quando poi una volta ritornata in Italia, sono entrata in un supermercato ed ho osservato gli scaffali, mi sono resa conto di quante cose superflue noi abbiamo e quanto le nostre lamentele magari sulla mancanza di una marca di un prodotto che volevamo siano ridicole.

L'uomo è pigro, ma più che pigro ha paura, paura di cambiare luogo, di cambiare interiorimente e di tornare dopo un lungo viaggio alla vita di tutti i giorni che gli apparirà così insignificante che tornerà ad osservare i continenti sul mappamondo, non vedendo l'ora di intraprendere un nuovo viaggio.




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