martedì 16 aprile 2013

Intervista a Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio: “I ragazzi possono essere i protagonisti della nostra riscossa”

Nicola Zingaretti nasce nel 1965 a Roma, dove vive attualmente con la moglie e due figlie. Nel febbraio 2013 è stato eletto Presidente della Regione Lazio con 1.330.398 voti. Prima è stato Presidente della Provincia di Roma (dal 2008 al 2012), deputato al Parlamento europeo e consigliere comunale di Roma. Ha iniziato presto il suo impegno nella vita civile: a soli diciassette anni è stato tra i fondatori dell’associazione di volontariato antirazzista “Nero e non solo”, impegnata nelle politiche dell’immigrazione e per una società multietnica e multiculturale.



Nel suo programma per la Regione Lazio, tra i punti strategici, spicca un capitolo dal titolo “Investire nella crescita delle persone: il diritto allo studio”. Da questa particolare attenzione posta alle tematiche della scuola, dei giovani, della cultura, della creatività e dell’innovazione ma anche dal sostegno al ruolo fondamentale svolto dagli insegnanti, nasce la mia idea di fare a Nicola Zingaretti questa piccola intervista.


1. Cosa pensa si possa fare per aumentare nei giovani l'interesse per la politica e la società civile?
Intanto provare a parlare la stessa lingua. Che significa andare sulla rete, utilizzare i social media, essere presenti lì dove oggi avviene una parte fondamentale del confronto sociale, specie tra i giovani. Ma una semplice presenza sul web non basta. Il punto decisivo è dare ai ragazzi una voce, renderli protagonisti attivi della vita politica. E quindi ristabilire, anche attraverso la rete, forme di partecipazione dei giovani alla vita comune, mobilitarli, dare loro un vero ruolo nelle scelte che riguardano il loro futuro.

2. Ha fiducia nella nostra generazione?
Non potrei dedicarmi alla politica se non ne avessi. Sono fiducioso perché non credo che la nostra società sia destinata al declino, come dice chi è troppo stanco o sfiduciato per cercare soluzioni. Anzi, sono convinto che abbiamo grandissime possibilità di uscire dalla fase di grande incertezza che stiamo attraversando. Le cose cambiano, ma dobbiamo volerlo. C’è un gran bisogno di idee nuove, e per questo penso che i ragazzi possano essere i protagonisti della nostra riscossa. Se non altro per una ragione semplice, che fa parte della vita: chi ha dentro di sé energie nuove, ha più fame del futuro, ha più coraggio di innovare e anche di ribaltare un sistema di valori e di imporne uno migliore.

3. Cosa può fare secondo Lei  un ragazzo della nostra età, che vuole impegnarsi in prima persona per migliorare il nostro Paese?
Organizzarsi: questo è il punto più importante. Abbiamo vissuto un'epoca che ha esaltato il mito dell'individualismo, l'idea che il mondo vada avanti grazie a piccole o grandi spinte dei singoli. E invece bisogna avere la consapevolezza che per incidere nella società non basta l’”io”: serve che progetti, aspettative e idee diventino un “noi”, traggano forza da un lavoro di squadra, da un’organizzazione collettiva. Solo così l’energia dell’innovazione riesce a imporsi sul peso inerte dagli interessi consolidati, delle resistenze del passato e della conservazione.

4. Cosa pensa del rapporto tra scuola privata e scuola pubblica? Crede che lo Stato debba investire principalmente sull'istruzione pubblica o su quella privata?
Io penso che il diritto all'istruzione sia una delle più grandi conquiste dell'umanità. Perché rende gli uomini liberi di sviluppare le proprie capacità e di determinare le scelte della propria vita, a prescindere dalla nascita, dalle relazioni famigliari o dal censo. E quindi penso che un compito prioritario dello Stato sia garantire questo diritto a tutti, senza esclusioni. Cosa che non sempre avviene, neanche nel nostro Paese. Ecco perché, nella ripartizione dei fondi destinati alla scuola, il principio dell'accesso universalistico all'istruzione deve essere salvaguardato ad ogni costo. Fatto salvo questo principio irrinunciabile, è giusto anche immaginare una convivenza tra pubblico e privato, dove esistono grandi eccellenze e che in molti casi rappresenta un'importante integrazione all'offerta scolastica pubblica.

5. Qual è il ricordo più bello che conserva dei tempi del liceo?

Tanti. Se devo dirne uno che mi ha davvero cambiato la vita, l’incontro con mia moglie.

6. Ci vuole lasciare un augurio per il nostro futuro?
Vi auguro di poter seguire sempre le vostre passioni, di saper difendere sempre i vostri diritti, di non rinunciare mai ai vostri sogni.


Nessun commento:

Posta un commento