martedì 2 dicembre 2014

Si scrive Leopolda, si legge Partecipazione

Alla fine di ottobre la parola Leopolda ha riempito giornali e televisioni, entrando nel vocabolario di uso quotidiano di molti italiani. Ma cos’è davvero la Leopolda? Prima di tutto è una ex stazione ferroviaria di Firenze, splendidamente ristrutturata e destinata ad ospitare eventi. Ma negli anni è diventata soprattutto il nome di un nuovo modo di fare politica.

Era il lontano 2010 quando per la prima volta questo luogo ospitò un evento un po’ strano a cominciare dal nome: Prossima fermata Italia. Matteo Renzi, allora sindaco di Firenze, insieme ad altri trentenni chiedeva a gran voce di rottamare la vecchia classe dirigente e dare ai giovani la responsabilità della guida del Paese. Si inaugurava un modello che avrebbe segnato tutte le successive Leopolde: chiunque poteva intervenire portando il suo contributo al dibattito e tutti, onorevoli, amministratori, cittadini, imprenditori e studenti avevano gli stessi quattro minuti di intervento dal palco. Seguì il Big Bang del 2011, Adesso del 2012, Diamo un nome al futuro del 2013 e in ultimo Il futuro è solo l’inizio del 2014.
Ma cos’è davvero la Leopolda? Difficile da spiegare a chi non vi abbia mai messo piede. Sfogliando i giornali si leggono tante definizioni: l’evento di Renzi, la riunione dei fedelissimi renziani, un “think tank” (che sta letteralmente per “serbatoio di pensiero”), una convention per fare il punto sulla politica italiana, una tre giorni di formazione politica…. Tutte definizioni in un certo senso corrette ma che da sole non riescono a dare in maniera esaustiva il senso di questa esperienza.
La prima volta che ho messo piede alla Leopolda era il 2013, avevo 15 anni e frequentavo l’inizio del V ginnasio. Arrivai a Firenze di sabato, quando era già in corso la seconda giornata di lavori, e subito mi sentii immersa in un’atmosfera di entusiasmo, positività, speranza. Forse ero troppo piccola ancora per sentirmi davvero protagonista di quel processo, per cui rimasi a guardare incantata i volti, ad ascoltare le parole, incontrai nuovi e vecchi amici e me ne tornai a casa con un bel bagaglio di esperienze.
Solo dopo l’esperienza di quest’anno però sono riuscita a trovare una parola che definisca in modo completo questa esperienza: partecipazione.
Dico partecipazione perché alla Leopolda ti senti a casa, è un luogo di discussione, ritrovo, divertimento, approfondimento ma soprattutto è un luogo dove tutti sono uguali; alla Leopolda non ti chiedono il nome, alla Leopolda ti chiedono ti raccontare e condividere con gli altri la tua idea di futuro.
Quando sono arrivata quest’anno la Leopolda era disseminata da più di 100 tavoli tondi, ciascuno dedicato ad un tema: dalle riforme costituzionali alla cultura, dal ruolo di Papa Francesco negli equilibri geopolitici mondiali al finanziamento delle imprese, dai fondi europei alla riforma della scuola. I tavoli si sono riempiti velocemente, prima un circolo di persone sedute, poi un cerchio in piedi, poi un altro: deputati e senatori, amministratori, professori e docenti universitari, donne e uomini tutti in tondo a discutere e a confrontarsi al fine di scrivere un documento condiviso su quel tema che sarebbe poi diventato parte integrante del programma di Governo.

La mia scelta è stata facile: tra i cento tavoli ho deciso di partecipare a quello sulla riforma della scuola, dove in particolare veniva discusso il progetto di Governo La Buona Scuola dal punto di vista degli insegnanti la mattina, e degli studenti il pomeriggio. Devo dire che la parte più interessante è stata paradossalmente quella in cui avevo poco da dire, perché ascoltare i racconti degli insegnanti, capire le difficoltà che affrontano ogni giorno con regole complesse e spesso inique e con un lavoro a volte poco apprezzato, è stato educativo. Il pomeriggio invece alla presenza di Davide Faraone che coordinava il tavolo, e che da lì a pochi giorni sarebbe stato nominato Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, si è svolto un interessantissimo dibattito sugli aspetti più formativi e legati ai contenuti che interessano non solo presidi e professori ma anche studenti e genitori. E’ stato lì che sono intervenuta rivendicando il valore degli studi classici e la necessità di preservare la cultura umanistica in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, perché il rischio è che da questo decennio di crisi esca fuori una generazione culturalmente inferiore a chi ci ha preceduti, proprio in un momento in cui le sfide globali richiedono il massimo delle competenze e capacità.


Questa è secondo me la partecipazione. Perché se è vero che come diceva il titolo della Leopolda 2014, Il futuro è solo l’inizio, ciò è vero soprattutto per noi ragazzi, ed è un futuro che dobbiamo iniziare a scrivere anche noi.


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