domenica 2 agosto 2015

Vacanza studio pt.1: tutti a Egham!

Ciao ragazzi, è da un po' che non ci si sente, chiedo scusa ma sono appena tornata dall'Inghilterra, più precisamente da Egham. Ebbene si, come avrete già letto dal titolo sono di ritorno da una vacanza studio di due settimane, un'esperienza unica e bellissima che consiglio a tutti voi.

Ho pensato a lungo a come avrei potuto raccontare questi lunghi quindici giorni, se fare un unico post con un super mega riassunto oppure soffermarmi su due o tre avvenimenti che più mi hanno colpito, ma alla fine sono giunta alla conclusione che sono successe così tante cose speciali ognuna a modo loro, che sarebbe stato impossibile farne un riassunto o selezionarne qualcuna, e quindi ho deciso di raccontarvi giorno per giorno tutto quello che ho visto, conosciuto, scoperto e visitato durante il mio soggiorno a Egham.

Giorno 1:
Roma, sveglia alle 6.15 di mattina, le valigie pronte in salotto, documenti nella borsa, telefono e cuffie in tasca, scarpe comode, e pantaloni lunghi in vista del grande freddo britannico. Salgo in macchina con mia mamma che mi accompagna in aeroporto, almeno 15-16 telefonate di mio padre che prima di chiudere mi ripete a cantilena la stessa frase: "chiamami quando ti imbarchi".
Arrivati in aeroporto cerchiamo il nostro gate e gli altri ragazzi con l'accompagnatrice. Li vedo, sono cinque e sono tutti maschi, e sembrano simpatici (non mi sbagliavo), inizio a fare conoscenza. Riccardo, romano che si scopre figlio dell'accompagnatrice e frequenta il liceo classico come me (poveri martiri); Giorgio, casertano simpatico già solo dall'accento, liceo scientifico e amante del basket; Francesco, ciò che colpisce è la sua altezza 198cm di 15enne amante anche lui del basket (ah, ora si capisce tutto); Ernesto, il più piccolo, 14enne spensierato da "ho appena finito la terza media e i compiti delle vacanze non so neanche cosa sono."; e infine Davide, 15enne amante di Star Wars e il Signore degli Anelli, un po' timido. Aspettiamo un po' e arrivano i miei già due amici Luca e Ilaria, fratelli tra loro, Anna e Maria Teresa, potentine 17enni, Melody, 17enne quasi 18enne con cui sarebbe nata una fantastica amicizia, e infine in un terrificante ritardo Alice e Federico, romani ma di Ostia, precisiamo, 16enni simpaticissimi e normalissimi tranne per il fatto che abbiamo confuso il nome del Federico con Ermenegildo e abbiamo continuato a chiamarlo così per tutto il viaggio.

Si salutano i parenti, ci si augura buon viaggio e con passaporto e biglietto alla mano ci si dirige verso l'imbarco. Capito seduta vicino a Melody, ragazza come già detto simpaticissima, diversa da me dal solo fatto che non vedeva l'ora l'aereo decollasse mentre io le stritolavo la mano e tutto il braccio preferendo piuttosto andarci in monopattino a Egham. Ci chiacchiero tutto il volo, o meglio, la rimbambisco di cose per non pensare al fatto di trovarmi a non so quanti km da terra, manco fosse il mio primo volo (ebbene si, quello era il mio 83esimo aereo), cose senza senso poi, dal fatto che quando avevo 7 anni credevo che all'aereo per decollare servisse una rampa in legno, fino ad arrivare a parlare di come le nuvole sembrano spuma per capelli. Diciamo solo che grazie al cielo il mio rimbambimento le è stato simpatico e siamo diventate subito amiche.

Arrivati nella ridente Inghilterra, ridente in tutto, soprattutto nel luminoso grigio del cielo e nei meravigliosi 15 gradi tropicali, prendiamo un fantastico pullman rosa che ci porta a Egham. Il college è bellissimo, anzi cosa dico, meraviglioso. Grande, ben organizzato e con un bosco al suo interno, per non parlare dell'edificio dove studiavamo, sembrava Hogwards!
Comunque, arrivati ci assegnano una palazzina, l'ultima con precisione, proprio ai confini del college (comodo per organizzare feste serali senza dare nell'occhio). La palazzina è su tre piani e noi ci entriamo giusti giusti: piano terra ragazzi, primo piano ragazze e ultimo piano group leader e altri tre ragazzi. Le stanze sono singole, peccato la mia puzzi di topo morto ma vabbè, sopportiamo anche questo per la quiete comune.

Alle 18.00 spaccate ci dirigiamo all'hub per la cena, ammetto di essermi sentita gallina per il tardo orario con cui cenavamo giornalmente. Entrati, panico. Pasta? Mai sentita nominare. Sugo? Assomiglia per caso al ketchup? Mozzarella? Potrei morire. Insomma, vi dico solo che la mia cena è stata a base di tonno scondito (Gordon Ramsey non è ancora arrivato ad illustrare agli inglesi il magico mondo dell'olio d'oliva), purè e carote lesse, il tutto ammalloppato in un panino integrale per mescolare i sapori. Scesa qualche lacrimuccia e calmato il tic all'occhio che si faceva sempre più frequente, terminiamo la cena e ci dirigiamo verso la nostra palazzina. 

Siamo distrutti, e dopo la riunione delle 23.00 dove la nostra accompagnatrice, o meglio group leader Margherita ci spiegava la scaletta della giornata seguente, siamo andati tutti a dormire, o meglio, abbiamo sistemato le valigie e ci siamo accampati in stanza di Melody in compagnia di carte da Uno e birra. 


To be continued...

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