mercoledì 30 settembre 2015

La crisi dei rifugiati: cercasi UE disperatamente


Dall'inizio del 2015 quasi mezzo milione di persone ha raggiunto l'Europa, per lo più in fuga dalla guerra in Siria, dal terrore dell'Isis o dalle dittature africane. 
È, come dicono in molti, la più grande crisi umanitaria nel vecchio continente dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Era ipotizzabile un simile esodo in tempi non sospetti? A mio parere si, la situazione di profonda instabilità politica di molti Stati nordafricani era ampiamente nota così come l'avanzata dell'Isis, guardata da lontano e con un filo di disinteresse dalle grandi potenze occidentali nonostante diversi segnali d'allarme (dalle decapitazioni degli ostaggi occidentali agli attentati in Europa).
Avremmo potuto fare qualcosa? Probabilmente si, e non ho paura di pensare anche ad interventi militari. È in queste sfide che si misura la forza dell'Unione Europea e il grado di coesione dei suoi Stati membri che ultimamente sembra vacillare.
La stampa e una certa politica nei territori UE cavalcano la paura, la chiusura, gli egoismi proprio nel momento in cui l'UE dovrebbe mostrare coraggio e determinazione.
Noi europei dovremmo ricordare che il nostro è un continente in cui tutti i popoli, in un momento della loro storia, si sono ritrovati ad essere profughi per sottrarsi a persecuzioni, guerre o dittature. Senza andare troppo lontano nel tempo basta ricordare i rivoluzionari ungheresi in fuga verso l'Austria dopo la rivolta soffocata dai carri armati russi nel 1956. Proprio quella Ungheria che oggi chiude le frontiere e costruisce muri.
Forse l'Europa è ancora troppo fragile, forse come dice il nostro Premier Renzi abbiamo scelto di aprirci ad est verso Paesi che non erano ancora storicamente e culturalmente pronti alla sfida del progetto comune europeo dimenticando la frontiera del Mediterraneo.
Di fronte a questo scenario complesso e confuso è logico chiedersi se ci voglia più o meno Europa. Personalmente non posso che pensare che la mia Europa deve essere ancora più forte, deve essere un faro, una speranza e un esempio per il mondo, qualcosa di aperto di cui essere fieri da non rimettere in discussione ogni volta che si presenta una nuova sfida.
Gli Stati Uniti d'Europa immaginati da Altiero Spinelli devono restare un’utopia, un esercizio teorico di dibattito tra pochi appassionati o non è forse giunto il momento giusto per farli diventare il modello d'Europa del domani?


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