Ogni anno, quando sta per finire l’estate, penso
all’inverno. Non penso a quello scorso, immagino piuttosto come mi piacerebbe
che fosse quello nuovo che sta per arrivare.
Penso al modo in cui pettinerò i capelli, i cappotti che
indosserò, quanto peserà la cartella di scuola piena di libri di latino, greco e
filosofia. Penso ai miei maglioni preferiti, quelli bordeaux o color panna,
quelli con la trama intrecciata, quelli di lana che dovrebbero riscaldarti ma
che di riscaldarti non ne hanno la minima voglia. Penso che dovrò andare di
nuovo a farmi misurare la vista, porto gli occhiali da un anno ormai, colpa dei
vocabolari, perché mi sembra di vedere meno; penso perciò che magari dovrò
portarli più spesso e di conseguenza penso anche al modo migliore di sistemarmi
i capelli in modo tale farci stare bene anche gli occhiali. Penso al freddo che
farà, mi piace il freddo, molto più del caldo. Penso al marmo ghiacciato delle
colonne e dei muri della mia scuola, penso che mi piacerebbe che quest’anno i
termosifoni funzionassero, penso alle sciarpe, ai cappelli, ai guanti che non
mi piace indossare, penso alle facce infreddolite ed assonnate delle persone in
metro la mattina e quelle altrettanto stanche dei pendolari sull’autobus. Penso
a Matteo, che continuerà ogni mattina a svegliarsi alle cinque per studiare il
bilancio dello Stato, penso che mi piacerebbe incontrarlo per caso una mattina,
magari mentre passo davanti alla Galleria Alberto Sordi, anche solo per
salutarlo, per dargli il buongiorno e per iniziare al meglio la giornata. Penso
al mio professore di greco, non che questo pensiero mi piaccia molto, ma ogni
tanto debbo pur pensarci, penso ai nuovi professori che arriveranno, penso ai
temi che scriverò e a cosa penseranno i miei professori leggendoli, penso ai
libri che ci daranno da leggere durante l’anno, sperando siano più belli di
quelli che ci hanno dato da leggere durante le vacanze estive. Penso ai miei
amici, ai miei compagni di classe e penso a quanto mi mancano, penso alle
colazioni con cappuccino e cornetto caldo, penso alla file interminabili
davanti alle macchinette, penso a quando prenderò finalmente un bel voto ad una
versione di greco, penso alla letteratura, al mio professore un po’ matto di
storia dell’arte, penso al mio migliore amico, ai nostri alfabeti inventati, ai
pranzi improvvisati, ai pomeriggi passati insieme. Penso ad Halloween ed alle
maschere che io e la mia migliore amica potremo farci, alle foto da pubblicare
su Instagram, alla nuova grafica per i nostri blog di Tumblr. Penso ai pigiama
party, ai film horror, ai cupcake che preparerò con la mia mamma e con i miei
amici, al buon brodo della nonna, quello fatto con il manzo e mai con il pollo,
alle uscite con papà che cercherà fino all’ultimo di comprarmi l’Iphone 6
nonostante mia mamma sia contraria, ai pasticcini con i succhi di frutta al bar
di fronte casa, alle foto che scatterò per il centro della mia meravigliosa
città, al Colosseo finalmente bianco e pulito, alla mia possibile nuova
macchina fotografica, ai compiti a casa, ai muri bianchi della mia stanza che
mi piacerebbe riverniciare, all’estate che già mi manca, ed al piumone caldo
che mi tiene stretta per tutta la notte.
Insomma, penso un po’ a tutto l’inverno e a tutte le cose, le persone e le sensazioni meravigliose che esso si porta dietro ogni anno.
Insomma, penso un po’ a tutto l’inverno e a tutte le cose, le persone e le sensazioni meravigliose che esso si porta dietro ogni anno.
Einstein e Parmenide hanno dimostrato che il tempo non esiste. Non crucciarti per la futura scuola ma goditi l'attimo presente perché è uno è non torna più. 《Ad ogni giorno basta la sua pena》 (Gesù).
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