mercoledì 21 marzo 2012

Il mio romanzo senza nome... parte 2° :)


E' bella l'aria fresca del mattino, mi piace uscire fuori al balcone prima di mettermi il cappotto per sentire l'aria fresca che mi accarezza la pelle. 


Mi piace chiudere gli occhi quando ascolto Macy's day parade, mi piace ascoltare i lunghi assoli di chitarra classica che volteggiano nell'aria rimanendo quasi sospesi per poi cadere e fare spazio alla sua voce. 


Certe volte rimango a fissare il mio uccellino,  penso quanto siano intelligenti queste creature così minuscole; riescono ad accorgersi dell'arrivo di un terremoto pochi attimi prima. 


Finalmente ho capito come sono strutturate le cuffie del mio mp3: nella parte destra prevalgono i suoni strumentali, mentre nella parte sinistra prevale il suono della voce. Mi piace l'attacco di The grouch, se metto la cuffietta sinistra si sente solo la sua voce; si riesce quasi a sentire quando, prima di iniziare a cantare, prende un bel respiro, come un guerriero che sta per lottare e sa che non dovrà sbagliare.


Una volta le stagioni erano fedeli, i ragazzi giocavano a scommettere l'arrivo della primavera o dell'inverno. Ora invece è cambiato: non fai in tempo a dire che una giornata si fa più calda che subito arrivano le pioggie e il freddo. Sembra un clima tropicale impazzito, che cambia quando e come vuole.

Mi piace ascoltare Wake me up when semptember ends, se la si ascolta attentamente si riesce a sentire la rabbia che c'è nelle sue parole, che escono strette dalle labbra come se volessero rimanere serrate nella gola.


Mi piace pensare di stare giocando con il mio uccellino quando infilo la mano nella gabbia e lui inizia a volare a destra e a sinistra come se ignorasse le sbarre. Quando si stanca di volare, si ferma e rimane rigido sulle sue zampette ed io pian piano mi avvicino per accarezzarlo. I suoi occhi iniziano a brillare, ma non di gioia, di terrore; vedo il suo cuore che batte forte nel petto, così mi allontano. Se i suoi occhi fossero uno specchio, si potrebbe vedere come trasforma la sagoma della mia mano in una enorme creatura che tutto vuole fargli tranne che una carezza.


Whatsername mi rispecchia: mi piace immaginare che quella canzone sia dedicata a me anche se triste. Forse è solo il desiderio di sentire la sua voce che mi dedica una canzone.


La sua voce riesce a spezzare l'intreccio di suoni indistinti che tra loro fanno a gara per creare più rumore possibile.

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